Report dalla seconda assemblea pubblica del Coordinamento Migranti Transnazionale [guarda il video qui: https://fb.watch/44sgRYnrF_/]

[Traduzioni: inglesefrancese]

Più di 70 persone da diversi paesi europei e non (Francia, Spagna, Grecia, Italia, Marocco, Turchia, Bulgaria, Stati Uniti, Belgio, Slovenia) si sono unite alla nostra seconda assemblea pubblica, confermando l’urgente bisogno di rafforzare l’organizzazione transnazionale della lotta delle e dei migranti.

L’argomento principale della discussione è stata l’organizzazione dello sciopero femminista dell’8 marzo da un punto di vista migrante. Diverse compagne ci hanno raccontato le lotte delle donne migranti durante la pandemia. Dallo sciopero contro lo sfruttamento, il sessismo e il razzismo nei magazzini della Yoox, lanciato dall’Assemblea donne del Coordinamento Migranti di Bologna, allo sciopero delle donne delle pulizie all’Hotel Ibis, contro le molestie e lo sfruttamento da parte della ditta appaltatrice, alle lotte organizzate in Francia dalla Marche de Solidarieté, che ha visto una vasta partecipazione di donne migranti. Dalle lotte quotidiane nei luoghi di lavoro a quelle contro il razzismo istituzionale vissuto ogni giorno dalle madri e dalle seconde generazioni di migranti. Dai movimenti dei migranti che ogni giorno intraprendono viaggi pericolosi per raggiungere l’Europa, alle lotte delle donne dell’Europa orientale impiegate nei lavori di cura. Dalla resistenza alle condizioni insostenibili nei campi profughi in Grecia, alle rivolte contro la violenza della polizia sulla rotta balcanica.

Il dibattito ha mostrato che è ogni giorno più dura attraversare i confini europei, che il passaggio sia attraverso il Marocco, il Mar Mediterraneo o la rotta balcanica. Molti di noi hanno sottolineato quanto i confini siano pericolosi soprattutto per le donne, spesso giovani madri, che rischiano di essere stuprate. Molti interventi hanno inoltre sottolineato che la polizia di confine europea minaccia le vite di chi cerca una vita migliore e, soprattutto, minaccia quella delle donne. Allo stesso tempo, sappiamo che quanto accade ai confini è legato a quanto accade all’interno dell’UE, e cioè, è legato alle condizioni di lavoro di tutte e tutti i migranti che vivono nell’UE. Non possiamo dimenticarci questa dimensione della nostra lotta.

Gli interventi hanno rimarcato che le donne non vogliono essere etichettate come vittime di questo sistema patriarcale perché sono prima di tutto combattenti da sempre in prima linea non solo nelle lotte nei lavori cosiddetti “essenziali”, ma anche nelle manifestazioni, ricordando sempre ai loro compagni, ai loro mariti e agli altri attivisti la libertà delle donne di prender parola e di mettersi alla testa delle lotte! Il potere delle donne è stato capace di trasformare la pandemia in un anno di lotte! Il potere delle donne è importante per consolidare uno spazio politico comune e rivoluzionario per tutte e tutti, così da poter combattere insieme e organizzarsi a livello transnazionale. Infatti, mentre lottiamo contro lo sfruttamento, il razzismo istituzionale e la violenza maschile, dobbiamo anche lottare contro la paura che ci impedisce di reclamare la nostra libertà come migranti, come lavoratrici e come donne.

In molte hanno sottolineato come le donne migranti che hanno manifestato e scioperato durante la pandemia lavorassero perlopiù nei settori essenziali. Come “lavoratrici essenziali” le donne migranti (così come gli uomini migranti) vivono in condizioni molto precarie, sono sottopagate, oltre a vivere nel ricatto di perdere il permesso di soggiorno. Non possiamo accettare che lo status delle donne migranti sposate dipenda dal permesso di soggiorno dei loro mariti. Sappiamo che la lotta contro il patriarcato e la violenza maschile deve allo stesso tempo rivolgersi contro la violenza razzista e istituzionale verso i migranti e che non ci può essere un femminismo potente senza questa doppia lotta.

L’assemblea ha mostrato il bisogno di trovare delle rivendicazioni comuni che possano risponde alle differenti condizioni che le donne vivono come migranti e che ci aiutino a costruire un’organizzazione transnazionale per la libertà di tutti. Molti interventi, in questo senso, hanno evidenziato il ruolo giocato dai documenti come forma di violenza razzista e patriarcale che incatena le donne migranti ai loro mariti e, più in generale, tutti i migranti ai loro datori di lavoro. Per porre fine a questa violenza, la rivendicazione di un permesso di soggiorno europeo incondizionato, slegato dallo stato di famiglia, dal contratto di lavoro e dal reddito, può essere la nostra risposta collettiva contro il razzismo istituzionale e il ricatto del permesso di soggiorno. La rivendicazione di un permesso di soggiorno europeo senza condizioni non metterà fine al razzismo e al patriarcato in un colpo solo, ma può essere la nostra arma per combattere tutti insieme indipendentemente dal nostro status giuridico, dal paese in cui viviamo o da cui proveniamo. In molti interventi è stato inoltre detto che è necessario superare le divisioni nazionali e la frammentazione delle condizioni prodotte dai documenti: la rivendicazione di un permesso di soggiorno incondizionato e permanente è il nostro modo di mettere i nostri interessi in prima linea. Il permesso di soggiorno europeo, permanente e senza condizioni può essere la nostra arma non solo per lottare contro lo sfruttamento, il razzismo istituzionale e il patriarcato ma anche per lottare contro gli accordi europei che tentano di controllare la nostra mobilità e di tenerci chiusi negli hotspot o nei centri di accoglienza o per il rimpatrio.

È stata poi sollevata la questione di come connettere i problemi delle seconde generazioni di migranti con quelli delle prime generazioni. Riconoscendo che i figli e le figlie dei migranti devono combattere contro il razzismo istituzionale proprio come i loro genitori, questi devono infatti sottostare a gerarchie che dipendono dal colore della loro pelle, dalle loro origini o dai loro nomi, anche se ottengono la cittadinanza. Durante l’assemblea abbiamo discusso anche il “Manifesto dello sciopero essenziale” lanciato da EAST (Essential Autonomous Struggles Transnational) a partire dalle condizioni delle donne nell’Europa centrale e orientale, e condiviso l’importanza di mettere insieme lo sciopero delle e dei migranti con lo sciopero di tutti i lavoratori e le lavoratrici essenziali che combattono contro lo stesso sistema di sfruttamento che funziona secondo le linee patriarcali e razziste che dividono la nostra società. Inoltre, il piano europeo per la ricostruzione economica dopo la crisi del COVID-19 sarà un peso sulle spalle dei lavoratori, soprattutto se donne e migranti. Questo è il motivo per cui è sempre più importante esser pronti a lottare insieme per la nostra libertà e per scioperare insieme l’8 marzo e oltre.

L’intera assemblea ha sottolineato che non siamo che all’inizio della nostra lotta: durante la pandemia le donne migranti hanno alzato la loro testa e rotto il silenzio. Da questa assemblea pubblica le donne migranti hanno lanciato un chiaro segnale a tutte le donne migranti e alle donne in generale: possiamo lottare insieme, dobbiamo lottare insieme! Le donne non saranno libere se le donne migranti continueranno ad essere incatenate a un documento e al regime dei confini! Lo sciopero femminista dell’8 marzo è l’opportunità per cominciare a costruire un “fronte comune” e interrompere, a livello transnazionale, il funzionamento di una società razzista e patriarcale che sfrutta, ferisce e uccide. Per questo motivo, invitiamo tutte le donne a condividere la nostra rivendicazione per un permesso di soggiorno europeo incondizionato e illimitato, che non dipenda dallo status di famiglia, dal contratto di lavoro o dal reddito. Questa lotta continuerà anche oltre l’8 marzo, con lo scopo di costruire una mobilitazione di tutti i migranti, lavoratori e antirazzisti il primo maggio per rivendicare un permesso di soggiorno europeo incondizionato e la libertà di movimento!