Intervista a Christian Krähling, Ver.di, magazzino Amazon di Bad Hersfeld, Germania

Transnational Social Strike Platform:  Negli ultimi anni i lavoratori tedeschi sono stati in prima linea nelle lotte contro Amazon. Puoi raccontarci qualcosa sulla situazione attuale della lotta nei magazzini di Amazon a Bad Hersfeld e più in generale in Germania? Cosa avete conquistato? Quali sono i problemi che vi trovate ad affrontare?

Christian: La situazione attuale rimane complicata per noi a Bad Hersfeld e in generale in Germania. Stiamo cercando di organizza-re un numero sempre maggiore di lavoratori affinché si uniscano al movimento dello sciopero. In questo momento, circa un terzo dei lavoratori Amazon a Bad Hersfeld si sono uniti agli scioperi. Anche se cerchiamo di avere sempre nuovi iscritti al sindacato, non riusciamo comunque a fermare completamente gli ordini che partono dal nostro magazzino. Il numero dei lavoratori varia molto. La situazione nel resto della Germania è perfino peggiore, perché Amazon sta aprendo moltissimi nuovi magazzini e centri di smistamento. Tutti quelli che vi lavorano hanno contratti a tempo determinato e tendono a non iscriversi al sindacato o a non unirsi alle lotte fino a quando non ottengono un contratto a tempo indeterminato, cosa per la quale di solito ci vogliono 2 anni. Ma sapevamo già dall’inizio che questa battaglia sarebbe durata almeno 10 anni. I delegati sindacali e gli scioperanti non si stancano presto.

Quando abbiamo cominciato la nostra lotta, Amazon ha iniziato a reagire. Dopo anni senza alcun aumento salariale, ora otteniamo aumenti su base regolare ogni anno, seguendo l’andamento degli aumenti nei contratti collettivi in Germania. La direzione di Amazon ha anche introdotto un bonus natalizio e paga una serie di bonus durante i periodi di picco lavorativo. Inoltre, han-no cominciato a modificare le condizioni di lavoro. Hanno messo sistemi di aria condizionata e introdotto un programma per rendere i luoghi di lavoro più compatibili con la salute dei dipendenti. Attraverso le assemblee di delegati siamo riusciti a eliminare il sistema dei feedback, in modo che la pressione a tenere certi ritmi di lavoro non sia così elevata come è negli altri magazzini Amazon. Ma, secondo me, il miglior risultato della nostra lotta è il fatto che molti lavoratori hanno sviluppato fiducia in sé stessi e che osano porre questioni critiche o pretendono di esercitare un controllo sulle decisioni prese dalla direzione. Eppure, anche se abbiamo ottenuto dei risultati, abbiamo ancora il problema che la direzione non accetta il fatto che i lavoratori si organizzino. Non vogliono negoziare con noi.

TSS: Dopo la prima ondata di scioperi in Germania, Amazon ha deciso di espandersi in Polonia per prevenire i danni prodotti dagli scioperi. Quando i lavoratori polacchi hanno iniziato a organizzarsi e a denunciare il fatto di essere stati resi una massa di “crumiri” involontari e di essere pagati molto meno dei lavoratori tedeschi, avete deciso di unire le forze. Come è iniziata questo legame? Quali sono stati momenti più rilevanti di questa comunicazione?

C: L’espansione di Amazon in Polonia ha provocato inizialmente grande preoccupazione tra i lavoratori che temevano che Amazon se ne andasse dalla Germania e quindi di perdere il lavoro. Quando il primo magazzino ha aperto in Polonia, la notizia era su tutti i giornali in Germania. Ho visto persone piangere nel parcheggio del magazzino dopo aver sentito la notizia in radio. Quell’anno abbiamo avuto delle difficoltà a coinvolgere nuovi lavoratori, ma non ne abbiamo perso nessuno.

Abbiamo cominciato a mettere in connessione i lavoratori e le lavoratrici di Amazon a livello transnazionale fin dall’inizio della nostra lotta, ma non avevamo contatti con i lavoratori polacchi. L’anno dopo l’apertura dei magazzini in Polonia abbiamo ricevuto una mail dai lavoratori di Amazon Polonia che avevano comincia-to a organizzarsi e avevano sentito parlare della nostra lotta. Volevano condividere con noi esperienze di lotta. Da quel momento il tutto è successo piuttosto velocemente. Li abbiamo invitati a venire a Bad Hersfeld dove abbiamo avuto la nostra prima assemblea. Durante l’assemblea, ci siamo resi conto di avere gli stessi problemi, che Amazon ci tratta nello stesso modo, ma usa nondimeno le diverse legislazioni sul lavoro dei diversi paesi contro noi tutti. Abbiamo cominciato a scambiarci informazioni in modo regolare e durante questo scambio abbiamo anche cominciato a legare emotivamente. Ormai siamo diventati amici e sono molto felice che questa relazione si stia espandendo ad altri paesi.

TSS: Da allora, sempre più lavoratori e lavoratrici da tutta Europa, Spagna, Francia, Slovacchia e ora anche dagli Stati Uniti si sono uniti al progetto di costruire una strategia comune contro Amazon. A luglio, durante il Prime Day, i lavoratori Amazon hanno scioperano simultaneamente in diverse parti in Europa e negli Stati Uniti. Come è funzionata questa connessione transnazionale fino ad ora? Quali sono secondo te le potenzialità di questa unione attraverso i confini?

C: Ci sono state azioni simili anche prima dell’ultimo Prime Day. Ci sono stati grandi scioperi in Europa durante il Black Friday nel 2018, quando i lavoratori italiani, spagnoli e tedeschi hanno scioperato lo stesso giorno. Inoltre, abbiamo unito le forze insieme a lavoratori tedeschi, polacchi e spagnoli a Berlino quando Jeff Bezos ha visitato la “Springer-Haus” per ricevere un premio per l’innovazione. È molto facile preparare azioni comuni durante queste giornate “speciali” per Amazon perché è logico, per chiunque lavori nei magazzini, che siano il momento migliore. Abbiamo un contatto diretto attraverso i social e possiamo scambiarci in-formazioni facilmente. Quando veniamo a sapere che i lavoratori spagnoli fanno sciopero anche noi decidiamo di farlo. Penso che per le nostre lotte future sia necessario coordinare questo tipo di azioni perché così è più probabile che la direzione di Amazon a Seattle sia obbligata a rispondere. Non possono ignorare il fatto che i lavoratori Amazon in tutto il mondo portano avanti le stesse rivendicazioni e uniscono le forze. E questa connessione transnazionale ci motiva ancora di più a organizzarci anche a livello locale.

TSS: Nelle lotte dei magazzini Amazon alcune questioni sono emerse come cruciali: il salario e i differenziali salariali, gli aumenti del carico di lavoro e dell’intensità del lavoro, i contratti interinali e precari. Se fino ad ora queste problematiche sono state affrontate a livello locale o nazionale, ora il problema che si pone nelle assemblee transnazionali dei lavoratori Amazon è come affrontarle in un modo comune. Come pensi che si possa fare? Quali sono gli ostacoli principali che dobbiamo superare e gli strumenti che possiamo usare per farlo?

C: Non sono sicuro che siano queste le questioni centrali. Sono però le questioni attorno alle quali è possibile costruire una strategia internazionale. Il fatto è che la lotta può essere vinta solo a livello internazionale, ma i sindacati non hanno delle strategie internazionali. Noi abbiamo cominciato adesso a definire obiettivi comuni, il prossimo passo sarà quello di cercare degli strumenti comuni e di definire i dettagli di un piano comune. L’ostacolo più grande è quello di mettere insieme il nostro piano transnazionale con le iniziative delle organizzazioni locali e di trovare una struttura organizzativa adatta. In questo momento, non siamo ancora in grado di superare questo ostacolo. Penso che quello che serve fare per superare questo problema sia costruire un piano realistico che possa essere accettato dai sindacati locali. Dobbiamo comuni-care con loro apertamente e i prossimi mesi mostreranno come farlo…

TSS: Come mostra l’uso dei magazzini polacchi per rifornire il mercato tedesco, Amazon si affida a differenziali salariali tra paesi per aumentare i profitti. Inoltre, come abbiamo visto con l’aumento a 15 dollari del salario minimo nei magazzini statunitensi, gli aumenti salariali sono utilizzati per attirare lavoratori a lavorare per Amazon, per giustificare un’intensificazione dei ritmi di lavoro o per fermare le lotte. Come immagini una lotta transnazionale sul salario?

C: Una lotta transnazionale sul salario la immagino come par-te della nostra lotta generale, quindi come una questione tattica. Potremmo decidere di iniziare una campagna in tutto il mondo per aumenti salariali ad Amazon, definendo un unico obiettivo comune o diversi obiettivi per ogni paese. Potremmo utilizzare gli stessi loghi e slogan, si potrebbero portare avanti delle azioni diverse con una stessa parola d’ordine (ad esempio scioperi, azioni nelle strade, manifestazioni, volantinaggi). Ma non vorrei entrare nel dettaglio delle azioni possibili prima di avere dei piani concreti.

TSS:  Pensi che la rivendicazione di uno stesso salario per tutti i lavoratori Amazon possa essere utile per superare le differenze tra i lavoratori in Europa e nel mondo?

C: Io non credo che i salari siano la questione più importante quando si parla di differenze tra lavoratori a livello globale. Ci sono delle legislazioni sul lavoro diverse in ogni paese, perciò ci sono anche molti ostacoli per organizzarsi a livello transnazionale. Per esempio, è molto più facile scioperare in Germania di quanto non lo sia in Polonia e la sempre maggiore partecipazione dei lavoratori statunitensi, per quanto ne siamo contentissimi, complica ancora di più le cose. Inoltre, sarà molto difficile sviluppare la rivendicazione di un salario uguale a livello globale in quanto i lavoratori nelle organizzazioni locali dovrebbero prima riconoscere questo obiettivo come realistico. Ma se siamo in grado di superare gli ostacoli che ci sono e di trovare un modo per rivendicare lo stesso salario, penso che questo possa essere un ottimo strumento per evitare che Amazon possa mettere i lavoratori dei vari paesi uno contro l’altro.

TSS: Quali sono le principali sfide a livello transnazionale nella lotta contro Amazon? Secondo te, quali sono i passi necessari per adottare una strategia comune di lungo periodo?

C: Prima di tutto, devo dire che noi a Bad Hersfeld non sognavamo nemmeno di arrivare dove siamo ora quando abbiamo cominciato a organizzare un gruppo di 15-20 persone nel 2011. Oggi abbiamo un enorme network con lavoratori Amazon organizzati, sindacati, sostenitori, giornalisti e anche artisti da tutto il mondo che si occupano di questa lotta con molta dedizione.

La sfida più grande è di ottenere maggior potere e di organizzare la maggior parte dei lavoratori Amazon a livello globale. Dobbiamo superare l’idea che la nostra lotta possa essere vinta a livello locale. Ogni singolo lavoratore Amazon sa che grandi risultati possono essere raggiunti solo facendo pressione a livello transnazionale. Quindi dobbiamo prima di tutto creare una prospettiva comune, cosa che penso stia già accadendo in questo momento. Da questa prospettiva dobbiamo sviluppare una struttura organizzativa e creare una strategia a partire dalle rivendicazioni comuni, che devono essere accettabili per le organizzazioni locali. D’altra parte, le organizzazioni locali devono essere più flessibili e pensare in grande. Anche la condivisione tra lavoratori di diversi paesi deve essere portata a un nuovo livello. Dobbiamo fare in modo che più lavoratori possano spostarsi in paesi diversi, conoscere i loro colleghi e scambiarsi esperienze. Questo promuoverà un sentimento più forte di cosa sia realmente la solidarietà. Si potrebbe dire che se la struttura organizzativa è il nostro corpo, la solidarietà è la nostra anima. Penso che, dopo la nostra ultima assemblea transnazionale, siamo sulla strada giusta per realizzare questo obiettivo, anche se siamo solo all’inizio…