Report dell’assemblea di Parigi – 11 giugno 2016

Partecipanti

Coordination des intermittents et précaires (Francia), NuitDebout (Commissione sciopero generale, commissione economia politica, commissione democrazia), Sud Solidaire (Francia), Clap (Roma, Italia), Precarious Dis-connections (Bologna, Italia), Plan C (Gran Bretagna), Alt åt Alla (Sweden), Worker’s Initiative (Poland), Interventionistische Linke (Germania), attivisti da Scozia, Olanda e Brasile.

Discussione

Dalla Francia all’Europa

Un report sulla mobilitazione in corso è stato fatto dai compagni francesi, a cominciare dalla necessità di andare dalla Francia verso l’Europa, che significa esprimere il potenziale transnazionale del movimento francese anche per quanto riguarda il suo carattere sperimentale in termini di connessione tra movimenti sociali e sindacati. La commissione per lo sciopero generale ha lavorato nei mesi scorsi per trasformare le aspirazioni democratiche di NuitDebout in lotte attorno allo sciopero e al lavoro: ciò ha significato il cercare connessioni con i sindacati e le proteste dei lavoratori al di là della piazza. La difficoltà, percepita su base nazionale e ancor di più a livello europeo, riguarda la possibilità di costruire un «noi» in una situazione in cui non esiste una base ideologica condivisa. La commissione per l’economia politica ha sottolineato il bisogno di accentuare gli elementi comuni tra i paesi europei per quanto riguarda l’attacco al lavoro e ai diritti sociali. I CIP (Coordination des intermittents et précaires) hanno evidenziato come la mobilitazione contro la loi travail è stata in grado di far convergere lotte differenti, mentre la strategia del governo francese è consistita nel produrre divisioni tra i diversi settori e categorie, migliorando le condizioni di alcuni lavoratori a spese di altri. È stato anche evidenziato che, oltre la loi travail, la trasformazione dei sistemi di welfare (come la riforma dei sussidi di disoccupazione) e la gestione della mobilità dei migranti costituiscono strumenti per generare divisioni tra i lavoratori e per accrescere il controllo sulla forza lavoro. In questo quadro, la necessità di superare i confini nazionali e la divisione tra categorie e professioni è cruciale, tanto quanto la necessità di superare la semplice organizzazione del lavoro mediante i sindacati.

Scioperare in tempi precari: cosa abbiamo in comune?

La loi travail è molto simile ad altre leggi imposte in Europa negli ultimi anni. Per quanto in ogni singolo paese ci siano modi specifici di istituzionalizzare la precarietà, c’è anche un trend comune in Europa che dovrebbe divenire il punto di partenza della nostra iniziativa. Questo rende necessario un cambio di prospettiva, prima di tutto per coloro che sono stati impegnati finora principalmente iniziative a livello locale o nazionale. Ciò è vero specialmente per i sindacati, che solitamente sono ancorati al contesto nazionale e all’organizzazione del lavoro in categorie, organizzazione che è stata sostanzialmente superata dalla crescita di mobilità e precarietà. La lotta per la difesa della contrattazione nazionale è emblematica: benché si possano ottenere importanti conquiste a livello nazionale, cosa facciamo contro il fatto che una vittoria in Francia può implicare una riduzione di salari e condizioni di lavoro in Polonia o in qualche altro punto della catena di produzione, al fine di pareggiare i conti?

 Le sfide poste dallo scioperare in condizioni lavorative precarie sono molteplici: ogni persona cambia molti lavori durante la propria vita, non solo muovendosi all’interno di una categoria ma molto spesso anche cambiando settori e tipologie di lavoro. Oltre questa mobilità da un lavoro all’altro, c’è una crescente mobilità nello spazio: sempre più migranti sono in cerca di condizioni migliori all’interno dello spazio europeo. Da un lato, questo produce una crescente frammentazione: all’interno di un singolo luogo di lavoro coesistono molte condizioni differenti e temporanee. Dall’altro lato, si può osservare che nel superamento dei settori e delle professioni, tanto nel settore educativo quanto nelle costruzioni, tanto nella logistica quanto nel mondo dello spettacolo, il lavoro sta diventando sempre più astratto. Ciò significa che le condizioni particolari dei lavoratori sono generalmente trasformate in una completa disponibilità al lavoro. Inoltre, mentre ciò che salta all’occhio sono frammentazioni e differenze, è chiaro che esiste un principio di coordinazione nelle catene transnazionali di produzione e riproduzione, che fa affidamento proprio su quelle differenze per realizzare maggiori profitti. Il problema di trovare elementi comuni è anche un problema di immaginazione: come possiamo chiamare questa nuova condizione, che agisce simultaneamente sia come un insieme di differenze sia come un’omogeneizzazione del lavoro? Come possiamo offrire una narrazione affidabile nella quale lavoratori precari, migranti e operai abbiano la possibilità di riconoscersi? Come può la piattaforma dello Sciopero Sociale Transnazionale diventare la cornice generale in cui le differenti esperienze di insubordinazione e di rifiuto dello sfruttamento possano trovare un punto di riferimento comune?

Un modo per produrre tale identificazione e convergenza è supportare alcune rivendicazioni comuni come il salario minimo europeo, il reddito di base e il welfare europei, il permesso di soggiorno europeo senza condizioni e limiti di tempo. Questo ci permetterebbe di nominare e combattere le condizioni politiche che producono e contribuiscono a generalizzare la precarietà: i sistemi di welfare sono utilizzati recentemente in molti paesi per produrre una disponibilità totale al lavoro, incuranti di quanto negative possano esserne le condizioni; i sistemi pensionistici stanno diventando sistemi finanziari che permettono la produzione di profitti mentre al contempo legano i lavoratori alla propria condizione di precarietà; allo stesso modo, la natura provvisoria dei permessi di residenza per i migranti mette questi ultimi in una posizione particolarmente precaria nel mercato del lavoro. Le rivendicazioni dovrebbero essere utilizzate come strumenti per produrre comunicazione tra settori e luoghi, in modo tale da far convergere le differenti condizioni attorno ad alcune questioni centrali comuni.

Risultati

Verso il meeting di ottobre

L’assemblea di Parigi è stata un primo momento di confronto nell’attesa di un più vasto meeting di due giorni che si terrà sempre a Parigi a ottobre. Questo meeting autunnale è pensato fare insieme un passo avanti in termini di coinvolgimento e costruzione di pratiche e priorità comuni. Il suo senso è anche quello di costituire un luogo di incontro per molteplici soggetti che stanno tentando di organizzarsi su scala transnazionale: è già previsto un incontro tra il lavoratori di Amazon provenienti da Polonia, Germania e Francia.

Alcune idee sugli assi attorno ai quali costruire l’incontro di ottobre sono state discusse:

  • Rivendicazioni comuni/programma europeo comune. È stato sottolineato che la discussione sulle rivendicazioni non dovrebbe essere separata dalla discussione sulle situazioni di lavoro. Essendo intesi come «strumenti», sia per l’organizzazione sia contro l’isolamento dei lavoratori prodotto dai governi e dai padroni, le rivendicazioni dovrebbero principalmente essere «usate» come strumento di coinvolgimento e organizzazione dei lavoratori, più che semplicemente come «richieste» a qualche istituzione.
  • Le catene transnazionali – non solo della produzione ma anche della riproduzione. Quali altre situazioni, a parte Amazon e il settore della logistica, possiamo coinvolgere? Es. i junior doctors nel Regno Unito, i lavoratori dei servizi sanitari che hanno scioperato in Svezia, i lavoratori dei «centri d’accoglienza» per migranti che si stanno organizzando in Italia.
  • Nuove pratiche e forme di sciopero.

La priorità attualmente è che ogni gruppo pensi localmente a 1) modalità per coinvolgere nuovi collettivi, lavoratori e sindacati per l’incontro di ottobre; 2) proposte tematiche da discutere nell’incontro stesso.

Per quanto al momento non ci sono le condizioni per prevedere un’iniziativa autunnale, pensiamo tuttavia che sia importante immaginare un passaggio pratico verso la transnazionalizzazione delle nostre lotte, proponendo e discutendo un’iniziativa europea comune. Questa non dovrebbe semplicemente essere un passo avanti rispetto al 1° marzo, ma anche come un’opportunità pratica per allargare il movimento che vediamo in Francia dal lato della coordinazione transnazionale, della connessioni con gli scioperi e convergenza con altre lotte in Europa.

Documento finale

Come risultato dell’assemblea e come proposto dalla Commissione per l’economia politica, produrremo insieme con i compagni francesi un documento che sottolinei il bisogno di esprimere il potenziale transnazionale della mobilitazione francese. Mentre è vero che non sappiamo come continuerà l’opposizione del movimento francese alla loi travail, il modo migliore per cogliere tutta la carica presente dell’attuale sollevazione sembra quello di pensare ai modi per continuare a costruire percorsi durevoli di lotta, oltre l’approvazione o il rifiuto della loi travail stessa. In questa prospettiva, il documento è inteso anche come lancio del meeting di ottobre. Un gruppo di partecipanti all’assemblea dell’11 giugno abbozzerà il documento e lo condividerà nella mailing list di coordinamento. Tale documento sarà poi definito in una Skype call, dove sarà decisa anche la data del meeting.